lunedì 20 dicembre 2010
Immedesimarsi
giovedì 9 dicembre 2010
Quei pilastri in calcestruzzo
sabato 27 novembre 2010
Anche il commissario Montalbano in difficoltà
domenica 21 novembre 2010
Bricconcelli che ricattano il regime
mercoledì 17 novembre 2010
XY
In questo momento mi è sembrato come un'allegoria del nostro tempo, soprattutto della nostra società italiana: una confusa raccolta di frammenti che non trovano un motivo di aggregazione. La storia, come è ormai noto da articoli e interviste, racconta di una strage incomprensibile, assurda, un delitto che sembra inspiegabile. Non a caso il frontespizio del romanzo riporta una citazione di Durrenmatt, di cui ho già scritto riguardo alla sua avversione per il genere giallo, dove tutto alla fine si può spiegare razionalmente: "Un fatto non può 'tornare' come torna un conto, perché noi non conosciamo tutti i fattori necessari ma soltanto pochi elementi per lo più secondari. E ciò che è casuale, incalcolabile, incommensurabile, ha una parte troppo grande".
Quindi il trionfo dell'irrazionale.
Eroi di questa storia sono due specialisti dell'irrazionale: un prete ed una psicanalista; sono due combattenti, molto dubbiosi ed umani, contro il Male, sì, proprio l'antico Male con la M maiuscola.
E' proprio questa impossibilità a trovare un percorso razionale che accomuna la storia di XY (le incognite per eccellenza? le due assi cartesiane? ) alla nostra società attuale, accozzaglia di elementi che ha smarrito ogni disegno complessivo.
Ad un certo punto, nel libro, si paragona l'avvenimento ad un incubo: "...questa storia somiglia a un incubo... Il crollo dei nessi di causalità, l'impossibilità di trovare vie d'uscita, il simbolismo radicale di ogni singolo evento, sono tutte cose che fanno di questa storia quanto di più vicino a un incubo mi sia capitato di vivere."
Mi sembra, decisamente, il ritratto della nostra vita pubblica, oggi, in Italia: "... abbastanza assurda da umiliare la ragione che cerca di spiegarla ma non così assurda da impedirci di star qui a osservarla..."
giovedì 4 novembre 2010
Felicità on the road
venerdì 22 ottobre 2010
Nero nero da ridere ma non troppo
Aver a che fare con un camionista maschilista razzista nazista ignorante violento che disprezza tutto ciò che ha a che fare col pensiero... ammetto che possa risvegliare istinti omicidi. Naturalmente nelle persone normali arriva l'autocontrollo e al massimo uno può sfogarsi con qualche insulto ben piazzato (magari non troppo ironico, vista la levatura intellettuale di chi hai davanti: non capirebbe, per cui è meglio procedere con insulti espliciti).
domenica 3 ottobre 2010
Chi ha paura dei fantasmi?
venerdì 24 settembre 2010
Zigzagando attraverso trame oscure: la Fiat e i Torinesi
Se si vuole leggere una storia che si dirama in tante direzioni, che si intreccia in innumerevoli fili, ma senza perderne mai nessuno...
Se si vuole capire il rapporto dei Torinesi con la Fiat...
Se si cerca una scrittura densa di significati...
"A che punto è la notte" di Fruttero & Lucentini, edito per la prima volta nel 1979, è un romanzo avvincente la cui trama procede inciampando con grande abilità in gustosi equivoci e rimandando continuamente la soluzione, che comunque arriva con logica implacabile. E intanto che si aspetta la fine della storia si delineano con fine ironia personaggi ed ambienti tratteggiati con indimenticabile evidenza. In fondo sono tante storie che si depositano una sopra l'altra per raccontarci la società torinese illuminata (?) dal suo dio pagano amato-temuto-odiato: la Fiat.
Divertentissime le scene nella casa editrice. Impagabile il diario della Pietrobono, assistente di polizia.
La scrittura impone, a volte, delle pause per rileggere una frase troppo perfetta per lasciarla scorrere via.
sabato 28 agosto 2010
Breve la vita felice (?) di Pipino il pipistrello
In realtà rimpiango un pipistrello in particolare, il nostro pipistrello Pipino. Mi è venuto in mente per la notizia ascoltata oggi al telegiornale regionale: a Vicenza hanno appena celebrato la Notte dei pipistrelli. Ho scoperto anche che c'è gente che ama i pipistrelli e cerca di proteggerli (EUROBATS).
Ora vuole mangiare - pensiamo noi.
giovedì 26 agosto 2010
Dalla Grecia antica con amore: parliamo di federalismo
In particolare mi ha colpita il concetto di "società faccia a faccia", che nasce appunto nell'ambito della polis (tralascio la questione del diverso concetto di democrazia, che non è comparabile con quello contemporaneo).
Il problema nella polis (entità paragonabile ad uno stato, come oggi lo concepiamo) è combinare la necessità dell'unità con le esigenze particolari delle singole comunità: e quando noi parliamo di federalismo, non ci troviamo forse davanti allo stesso dilemma?
Scrive Ampolo: "In modi diversissimi, che si manifestano nella grande varietà delle istituzioni e dei regimi politici, le città greche hanno combinato lo spirito di comunità con la creazione di un quadro unitario relativamente più ampio, nel quale era importante non solo l'affermazione di una identità unica sul piano politico e religioso (quella della polis) ma anche una partecipazione e un'equa distribuzione di tutto tra le varie componenti."
Ma il tutto sembra nelle mani sbagliate, o per lo meno in teste incapaci di comprendere la complessità. E in questa semplificazione si insinua anche il pensiero che un luogo sia per sempre proprietà di un gruppo e che nessuno possa pretendere di farne parte se è "straniero" o "non omologato".
Così copio Ampolo, e ricorro ad una citazione da Le città invisibili di Italo Calvino:
mercoledì 18 agosto 2010
L'antigiallo
domenica 15 agosto 2010
Filosofia e carbonara
- quella di mio marito che, cultore dell'aglio, lo metterebbe dovunque: è un'idea che tende all'omologazione, alla globalizzazione che azzera le differenze - anzi no, rispolvera, addirittura, la reductio ad unum di medievale memoria, perché stabilisce una gerarchia al vertice della quale sta l'AGLIO
- la mia concezione del mondo, che mi spinge ad usare in alcuni piatti l'aglio, in altri la cipolla, in altri ancora tutti e due; ed è un'idea che dà spazio alla diversità e ne fa un valore.
A parte le facezie, a parte il fatto che continuerò a fare e far mangiare la carbonara alla mia maniera, c'è qualcuno che mi dice se ci si deve mettere la cipolla, oppure l'aglio, oppure tutti e due, oppure nessuno dei due?
venerdì 13 agosto 2010
La vita è sogno ?
giovedì 5 agosto 2010
Una mostra da non perdere (eppure deserta)
Questi i visitatori (in un giorno feriale, per carità... di agosto, per carità...) della splendida mostra sui fratelli Basaldella. L'anziana signora che ci ha venduto il catalogo ci ha detto che i visitatori sono stati pochissimi, e pochissimi, tra loro, i giovani.
Mi sono piaciute le opere di scultura di Mirko e di Dino, alcune più di altre. Di Dino preferisco i pannelli, di Mirko i totem.
Ma i dipinti di Afro mi hanno incantata, soprattutto quelli con il rosso, magari accostato al verde.
Solo due considerazioni (di tanto che ci sarebbe da dire). La prima: la capacità di trasformare la memoria in colore luce e segno è insuperabile e lascia stupefatti, come di fronte ad un miracolo.
La seconda: lo stretto legame con la tradizione veneta del tonalismo situa un artista internazionale come Afro lungo la linea che parte da Giorgione-Tiziano per arrivare fino ai giorni nostri.
Ed una considerazione marginale: tanti sedicenti studiosi di cultura veneta, di lingua veneta, di tradizione veneta, riescono a leggere nell'opera di Afro queste radici? (veramente, in un angolino della mia mente, c'é un'altra insolente domanda: questi sedicenti studiosi di cultura veneta riescono a "leggere" tout court?)
lunedì 26 luglio 2010
Il giallo perfetto
Nelle opere che preferisco il meccanismo narrativo rende razionali e plausibili gli avvenimenti in modo che questi convergano in un finale che ristabilisca l'ordine e al tempo stesso escluda ogni intervento soprannaturale; in questo senso il giallo perfetto è "Dieci piccoli Indiani" di Agatha Christie.
martedì 20 luglio 2010
Cosa leggerò ad agosto?
domenica 11 luglio 2010
Il viaggio dell'elefante
Il significato del libro? Prendo in parola lo stesso autore che dice:
"Ogni lettore ha diritto a leggere alla sua maniera. C'è già fin troppa gente che ci dice cosa dobbiamo fare e cosa dobbiamo pensare. Un buon romanzo deve essere uno spazio di libertà che solo apparentemente ci deve condizionare. Il lettore può chiudere le porte che lo scrittore ha aperto, e aprirne altre. Il romanzo è uno dei romanzi possibili. Niente di più". (da un articolo di Paolo Collo su Repubblica del 2 aprile 2009).
Grazie, Saramago. Mi prenderò la libertà di ricreare l'incanto della tua fiaba in un racconto illustrato per bambini. Penso che ti farà piacere.
"Se Gilda Lopes Encarnação non fosse lettrice di portoghese all'Università di Salisburgo, se io non fossi stato invitato ad andare a parlare agli studenti, se Gilda non mi avesse invitato a cena nel ristorante L'Elefante, questo libro non esisterebbe. C'è voluto che gli ignoti fati si coniugassero nella città di Mozart perché io potessi domandare: «Che cosa sono quelle figure?» Le figure erano delle piccole sculture di legno disposte in fila, la prima delle quali ... era la nostra Torre di Belém. ... Mi fu detto che si trattava del viaggio di un elefante... Il libro che ne risulta è qui... " (José Saramago, Il viaggio dell'elefante, Einaudi 2009)
martedì 6 luglio 2010
La donna e il potente
A questa donna, quando non è più utile al potere o diventa scomoda per quel che fa o dice, cosa succede?
Viene denigrata pubblicamente, distrutta se è possibile. Di chi parlo? Ecco un altro indovinello.
" Un uomo, il Duce, tanto carezzevole con i bambini quanto mite con gli adulti, compresi i suoi numerosi amici ebrei... E poi, scappatelle erotiche a parte, che incantevole padre di famiglia!...
Il meccanismo è quello consueto - scoperto, eppure insidioso - che fa leva sulle qualità private per suggerire pubbliche virtù. Se un dittatore è capace di affetti, o addirittura di amore, non significa forse che è un dittatore dal volto umano?" (da un articolo di Sergio Luzzatto pubblicato sul Corriere il 14 gennaio 2005)
Nell'articolo si parla di Ida Dalser, la donna cancellata da Mussolini.
Non conoscevo esattamente la sua vicenda, ma l'altra sera ho avuto modo di vedere (su Sky) il bel film di Bellocchio, Vincere, che di lei parla.
Ida Dalser è un personaggio controverso, ma la sua fine rimane tragicamente emblematica di come il potere sia pronto a sbarazzarsi delle persone scomode.
In margine una nota sul film, di cui ho apprezzato anche gli aspetti formali: interessante l'esordio "futurista", che sa ricreare l'atmosfera di quel periodo; poi il film procede con toni più intimi, ma sempre efficaci nel trasformare una vicenda privata in testimonianza: il vero volto del potere è la crudeltà.
domenica 27 giugno 2010
Fuga numero tre
In “Non è un paese per vecchi” al di là dell’ovvio richiamo al film dei Coen – più che al romanzo di McCarthy- è quella fuga di pali della luce, stagliati sul fondo rosso del cielo, a suggerire l’idea di dover eternamente scappare: chi è inseguito e chi insegue. E’ il tema dominante del film, l’ansia di non fermarsi mai, per trovare pace solo nella fuga estrema della morte. Il quadro riprende la suggestione dell’immagine di apertura del film.
sabato 26 giugno 2010
Fuga numero due
venerdì 25 giugno 2010
Libertà vo cercando
sabato 19 giugno 2010
Il mio saluto a Saramago
martedì 1 giugno 2010
Amenábar-Almodóvar
venerdì 28 maggio 2010
Quale Ipazia ?
Ho poi cercato a lungo il romanzo di Caterina Contini Ipazia e la notte edito nel 1999 senza successo; in effetti quel romanzo è stato appena stampato con il vero nome dell'autrice, Maria Moneti Codignola, e con il titolo Ipazia muore: ho così scoperto un'Ipazia forse meno coerente con il suo destino di scienziata martire della ragione, ma molto umana, molto più femminile, forse perché solo una donna sa raccontare veramente un'altra donna.
E l'Ipazia del film? Non so definirla esattamente, so solo che l'uscita del film in Italia ha incontrato delle difficoltà; so anche che il regista ci ha risparmiato la terribile visione della sua fine, che nei due romanzi è raccontata con tutta la crudeltà necessaria a far sorgere l'indignazione.
martedì 25 maggio 2010
Lella e Alice
Venerdì 21 maggio sono andata a vedere-sentire Lella Costa in Alice Una meraviglia di paese a Noventa di Piave nel bel parco di Ca' Zorzi: sono le occasioni per ricordarsi che esiste ancora la possibilità di perdersi - ma solo per ritrovarsi - nel gioco letterario e fantastico di chi sa condurti in un mondo meno meschino; come ci dice Michele Serra nella prefazione di Amleto, Alice e la Traviata, per noi " che ce ne andiamo in giro con la testa e lo sguardo zavorrati da milioni di cose non tutte in ordine, e soprattutto non tutte utili" è un sollievo riuscire, grazie al suo teatro, ad "orientarsi daccapo".
E soprattutto "La leggerezza di Lella in teatro ... è una consolazione per chi crede (o sogna) che la percezione della bellezza dell'arte possa essere beneficio di molti, e non privilegio di pochi."
venerdì 21 maggio 2010
Primo indovinello: chi è?
mercoledì 19 maggio 2010
L'attimo e il fulmine...a proposito di Giorgione
In occasione della mostra su Giorgione ho letto molti interessanti scritti, specifici e non; ho trovato affascinante l'analisi, inserita in un contesto generale sulla pittura, svolta da Flavio Caroli che nel suo libro Il volto e l'anima della natura sottolinea come la luce "attimale" del fulmine diventi l'inizio di un percorso verso quella quotidianità che pervade la pittura moderna: "C'è la luce attimale del fulmine che istantaneamente - appunto - acceca il mondo. Attenzione: anche questo passaggio, per l'arte, è risolutivo. Qui comincia un ulteriore viaggio della pittura occidentale moderna, che si muoverà sempre più dalla assolutezza verso la quotidianità (e sempre più verso una «attimalità» della visione) perché la tensione verso la verità quotidiana appartiene al destino dell'espressione occidentale."
Il libro di Caroli è una lettura stimolante, così come è stato piacevole ascoltarlo da Fazio, e la sua nota su Giorgione sa condensare in una parola - attimalità - un itinerario complesso.
A proposito della mostra: ho sentito la mancanza di alcune opere chiave come I tre filosofi e Laura; posso capire che Vienna non li abbia concessi a Castelfranco; non posso invece capire - o forse mi mancano elementi di giudizio - perché un'altra opera importante come La Vecchia non abbia affrontato il breve viaggio da Venezia.
domenica 16 maggio 2010
Ciao mondo!
"Una cosa era certa: la gattina bianca non c'entrava per nulla. Era tutta colpa della gattina nera. Infatti da un quarto d'ora la gattina bianca si stava facendo lavare il muso dalla vecchia gatta (e senza nemmeno protestare troppo, per giunta): così vedete che non poteva aver niente a che fare col misfatto." [incipit di Through the Looking-Glass di Lewis Carroll]
Altra cosa certa: vi racconterò un po' di cose.
Nel frattempo, per divertirsi con Alice e altro, potete godervi questi begli esercizi di stile!