sabato 11 giugno 2011

Una considerazione in più


Ormai credo si sia detto tutto, a proposito di nucleare; è difficile trovare nuovi argomenti a favore o contro. Comunque, siccome sono convinta che le sollecitazioni più efficaci (su qualsiasi argomento) vengano dalla letteratura, riporto queste parole di uno dei protagonisti di Libertà di Jonathan Franzen:
«L'effetto serra è una minaccia enorme, - disse Walter... - eppure non è grave quanto le scorie nucleari. A quanto pare, le specie possono adattarsi molto più in fretta di quanto credevamo. Se il cambiamento climatico si verifica nel corso di un centinaio di anni, un ecosistema fragile ha una piccola possibilità di salvezza. Ma quando esplode il reattore, tutto il mondo va a puttane in un colpo solo, e ci resta per i prossimi cinquemila anni.
...
Il nucleare è un pericolo incombente. Gli ecosistemi hanno zero possibilità di riprendersi da un disastro improvviso.»


Voterò sì per dire no al nucleare.


giovedì 2 giugno 2011

Ma siamo davvero così importanti? (Parte seconda)

Chissà se Robert Sheckley quando ha scritto il suo racconto intitolato "La montagna senza nome" (inserito ne Il secondo libro della fantascienza a cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini) aveva in mente il leopardiano "Dialogo della Natura e di un Islandese".
Certo è che anche qui gli esseri umani non brillano per rilevanza; non si può dire che la Natura li tenga in gran conto:

«Sentite la storia del mollusco sapiente e del pianeta. C'era un mollusco che, persuaso di essere nato sapiens e reputandosi quindi superiore a tutto, si credette in dovere di cambiare completamente la natura del mondo dov'era nato: distruggendo senza pietà gli altri animali e le piante, appesantendo la terra di enormi città, nascondendo l'erba sotto distese d'asfalto e di cemento, inquinando il mare e avvelenando persino l'aria.
Dopodiché, o perché fosse soddisfatto del risultato, o - più probabilmente - perché il proprio pianeta gli sembrasse ormai inabitabile, partì all'attacco di altri mondi. E lì, continuando a moltiplicarsi senza freno, ricominciò coi suoi soliti sistemi a "domare la natura".
Ora, la natura è vecchia, e lenta, e paziente; ma alla fine, inevitabilmente, si stancò del presuntuoso mollusco e delle sue imprese. E così venne il giorno in cui un grande pianeta, sentendosi pungere la pelle, s'irritò contro il mollusco e lo respinse, lo scrollò via, lo sputò fuori.
Quel giorno, il mollusco sapiente comprese con meraviglia di aver vissuto la sua breve vita all'ombra tollerante di forze a lui del tutto ignote; e cominciò anche a capire - ma forse troppo tardi - che la sua sopravvivenza o la sua estinzione non avevano per l'Universo la minima importanza...»



Ma siamo proprio tanto importanti? (Parte prima)

Mi è capitato di rileggere il "Dialogo della Natura e di un Islandese". Leopardi sa anche essere divertente, divertente-amaro diciamo.
Un vulcano islandese, anche recentemente, ci ha ricordato che se la natura ha voglia di disturbarci, basta un po' di movimento e... amen. (...e lasciamo da parte terremoti, tsunami , cicloni e catastrofi varie). Come minimo dobbiamo rivedere gli orari degli aeroporti.
Ma ritornando al nostro amato Giacomo, racconto in breve la vicenda di questo povero Islandese che voleva solo starsene tranquillo, non dico felice, che, per carità, non è dato agli umani, ma per lo meno senza troppe sofferenze; fuggito dalla sua isola, che non è certo il luogo più confortevole da abitare, dopo molte peregrinazioni nel tentativo di sfuggire alla Natura matrigna, arriva in Africa e chi ti incontra? Proprio lei, bella e terribile, con i capelli e gli occhi neri, immensa, come un idolo malefico: la Natura. Di fronte alle rimostranze del povero umano, la Natura dà la risposta che di più non potrebbe umiliarci: alla Natura di noi non importa nulla, siamo meno che niente, non ci considera, con un nulla ci annienta, anzi... non si accorge neanche che ci siamo.
"... se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei."
L'Islandese insiste, vuol discutere sullo scopo della vita; la conclusione (in doppia versione) è divertentissima: "Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall'inedia, che appena ebbero la forza di mangiarsi quell'Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento, levatosi mentre che l'Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo di sabbia: sotto il quale colui disseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa."