venerdì 22 ottobre 2010

Nero nero da ridere ma non troppo

Black comedy.

Aver a che fare con un camionista maschilista razzista nazista ignorante violento che disprezza tutto ciò che ha a che fare col pensiero... ammetto che possa risvegliare istinti omicidi. Naturalmente nelle persone normali arriva l'autocontrollo e al massimo uno può sfogarsi con qualche insulto ben piazzato (magari non troppo ironico, vista la levatura intellettuale di chi hai davanti: non capirebbe, per cui è meglio procedere con insulti espliciti).
Ma se devi costruirci su una storia, puoi liberamente scivolare nell'assurdo. Così viene fuori un bel film:
Una cena quasi perfetta di Stacy Title.
Intendiamoci: le mie simpatie non vanno certo al campionario di persone reazionarie che vengono invitate a cena per essere avvelenate dal gruppetto di amici (con cui, tra l'altro, condivido l'orientamento politico), ma certo che loro si fanno prendere la mano... mi fanno venire in mente certi gruppuscoli di estrema sinistra di casa nostra, che hanno perso completamente il senso della realtà, ma con una differenza: questi qui, intendo gli estremisti nostrani, non danneggiano nessuno, ma neanche combinano un granché, a parte parlarsi addosso.
Comunque il film mi è piaciuto e, anche se la critica non è molto positiva, mi sono proprio divertita.

Il finale, poi, è altamente istruttivo.

domenica 3 ottobre 2010

Chi ha paura dei fantasmi?

Ho già scritto che non credo al soprannaturale, ma questo non mi impedisce di trovare affascinanti le storie misteriose (purché raccontate con garbo e intelligenza). E' lo stesso atteggiamento che provo nei confronti dei fatti di cronaca nera: non c'è verso, non mi appassionano; tutti quei fattacci che tengono inchiodati tanti Italiani di fronte al video non mi dicono nulla, mi annoiano. Eppure amo il genere poliziesco, mi piacciono i gialli.

Ho appena finito di leggere un raccontino ingegnosissimo e molto "ghost" (Ti trovo un po' pallida) e nella postfazione dell'autore, che parla di sé, ho trovato la descrizione, tracciata con ineffabile ironia, del mio rapporto con l'irrazionale: "Personalmente non ho mai visto o sentito fantasmi né ho mai fatto nulla per cercare di evocarli. La grande questione della vita oltre la morte non mi ha mai interessato (finora) anche se so che sta invece a cuore a moltissimi, in un modo o nell'altro. Ma l'evocazione letteraria è un'altra cosa e una ghost story organizzata coi dovuti effetti ti può appassionare, quasi convincere, comunque impressionare".

Chi scrive è Carlo Fruttero; e continua, raccontando di una sera, da giovane, in cui aveva avuto l'impressione di essere seguito nel buio (e chi non l'ha mai avuta, con l'irrefrenabile impulso di voltarsi indietro?): "Mi fermavo, ma senza voltarmi. Poi ripartivo a sorpresa, in fretta. E quello dietro... Allora mi imponevo una sosta raziocinante... Immobile sotto la luna consideravo i fatti... Ma certo! Ero io stesso il fantasma, ero io a sollevare coi miei tacchi piccole cascate di ghiaia che ricadendo alle mie spalle... Nei miei rapporti col mondo soprannaturale non sono mai andato più in là di così, anche se quel giovanile episodio mi fa pensare che un incontro con un "vero" ectoplasma mi lascerebbe stecchito".