domenica 11 luglio 2010

Il viaggio dell'elefante

Impossibile resistere: un viaggio e Saramago.

La parola viaggio per me è altamente evocativa: di percorsi sognati, realizzati, solo desiderati, liberatori, folgoranti di scoperte.

Tutto è viaggio.

Di questo libro di Saramago dico solo che mi piacerebbe sorvolare l'avventurosa e pittoresca carovana, che da Lisbona ha portato fino a Vienna Salomone-Solimano, l'elefante, e Subhro-Fritz, il suo cornac.
Il significato del libro? Prendo in parola lo stesso autore che dice:
"Ogni lettore ha diritto a leggere alla sua maniera. C'è già fin troppa gente che ci dice cosa dobbiamo fare e cosa dobbiamo pensare. Un buon romanzo deve essere uno spazio di libertà che solo apparentemente ci deve condizionare. Il lettore può chiudere le porte che lo scrittore ha aperto, e aprirne altre. Il romanzo è uno dei romanzi possibili. Niente di più". (da un articolo di Paolo Collo su Repubblica del 2 aprile 2009).
Grazie, Saramago. Mi prenderò la libertà di ricreare l'incanto della tua fiaba in un racconto illustrato per bambini. Penso che ti farà piacere.






P.S.: Per i curiosi che volessero sapere come è venuto in mente a Saramago l'idea del romanzo riporto dalla sua prefazione:
"Se Gilda Lopes Encarnação non fosse lettrice di portoghese all'Università di Salisburgo, se io non fossi stato invitato ad andare a parlare agli studenti, se Gilda non mi avesse invitato a cena nel ristorante L'Elefante, questo libro non esisterebbe. C'è voluto che gli ignoti fati si coniugassero nella città di Mozart perché io potessi domandare: «Che cosa sono quelle figure?» Le figure erano delle piccole sculture di legno disposte in fila, la prima delle quali ... era la nostra Torre di Belém. ... Mi fu detto che si trattava del viaggio di un elefante... Il libro che ne risulta è qui... " (José Saramago, Il viaggio dell'elefante, Einaudi 2009)

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