Credo che i ricordi dell'infanzia determinino in modo prevalente l'atteggiamento futuro di fronte ai vari casi della vita. Così, l'arrivo della fine dell'anno ha assunto per me, sempre, un duplice e contrastante aspetto: da una parte un senso di aspettativa gioiosa, ma dall'altra, e soprattutto, una profonda tristezza.
Nella mia infanzia toscana raramente, durante le feste natalizie, rimanevo a Monsummano, perché trascorrevo le vacanze scolastiche a Oderzo, dai nonni. Ma in quel lontano 1954, ad agosto, era nato mio fratello e, forse per questa ragione, io ero lì.
Sera di fine anno, dunque; mia madre era solo una mamma allattante, mio padre non ricordo dove fosse; noi abitavamo in questa casa - certo, allora non era così rinnovata, conservava tutte le sue magagne, e poi era divisa in due appartamenti; la camera dei miei genitori era al piano nobile, ma il resto occupava i piani più alti, a quanto mi ricordo.
Di quel giorno mi rammento la tristezza, forse mia madre soffriva del fatto di essere da sola, da sola con me e mio fratello intendo. Ad un certo punto suonarono al portone, un grande portone scuro (sembrava enorme ai miei sei anni): era il fratello più giovane di mio padre, pronto per andare ad una festa; invitò mia madre a scendere nell'atrio, dove, lei in vestaglia da camera e mio zio tutto elegante, si misero a ballare... dall'alto dello scalone li guardavo con profonda tristezza, scoppiai a piangere... è un'immagine molto nitida che torna puntualmente ad ogni fine anno e mi lascia addosso un non so che di malinconico.
Per fortuna c'è anche un'altra memoria che mi consola con il suo alone magico ed infantile, memoria un po' confusa ma sicuramente legata al fascino che emanavano i preparativi a casa di mia nonna per andare al veglione: ci andavano tutte le mie zie, credo, ma io mi ricordo soprattutto le due più giovani, la zia Fedora e la zia Luciana. La zia Luciana era il mio idolo, non c'era dama più bella di lei ai miei occhi e pensavo ai suoi balli come a quelli di una principessa delle fiabe.
Trasognata e divisa tra ingenue aspettative di chissà cosa e malinconiche riflessioni sul tempo che passa, aspetto la mezzanotte. Con la coscienza di non essere neppure originale: scommetto che queste sono le sensazioni di tutti... però i ricordi sono solo miei.