giovedì 2 giugno 2011

Ma siamo davvero così importanti? (Parte seconda)

Chissà se Robert Sheckley quando ha scritto il suo racconto intitolato "La montagna senza nome" (inserito ne Il secondo libro della fantascienza a cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini) aveva in mente il leopardiano "Dialogo della Natura e di un Islandese".
Certo è che anche qui gli esseri umani non brillano per rilevanza; non si può dire che la Natura li tenga in gran conto:

«Sentite la storia del mollusco sapiente e del pianeta. C'era un mollusco che, persuaso di essere nato sapiens e reputandosi quindi superiore a tutto, si credette in dovere di cambiare completamente la natura del mondo dov'era nato: distruggendo senza pietà gli altri animali e le piante, appesantendo la terra di enormi città, nascondendo l'erba sotto distese d'asfalto e di cemento, inquinando il mare e avvelenando persino l'aria.
Dopodiché, o perché fosse soddisfatto del risultato, o - più probabilmente - perché il proprio pianeta gli sembrasse ormai inabitabile, partì all'attacco di altri mondi. E lì, continuando a moltiplicarsi senza freno, ricominciò coi suoi soliti sistemi a "domare la natura".
Ora, la natura è vecchia, e lenta, e paziente; ma alla fine, inevitabilmente, si stancò del presuntuoso mollusco e delle sue imprese. E così venne il giorno in cui un grande pianeta, sentendosi pungere la pelle, s'irritò contro il mollusco e lo respinse, lo scrollò via, lo sputò fuori.
Quel giorno, il mollusco sapiente comprese con meraviglia di aver vissuto la sua breve vita all'ombra tollerante di forze a lui del tutto ignote; e cominciò anche a capire - ma forse troppo tardi - che la sua sopravvivenza o la sua estinzione non avevano per l'Universo la minima importanza...»



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