Chissà se Robert Sheckley quando ha scritto il suo racconto intitolato "La montagna senza nome" (inserito ne Il secondo libro della fantascienza a cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini) aveva in mente il leopardiano "Dialogo della Natura e di un Islandese".
Certo è che anche qui gli esseri umani non brillano per rilevanza; non si può dire che la Natura li tenga in gran conto:
«Sentite la storia del mollusco sapiente e del pianeta. C'era un mollusco che, persuaso di essere nato sapiens e reputandosi quindi superiore a tutto, si credette in dovere di cambiare completamente la natura del mondo dov'era nato: distruggendo senza pietà gli altri animali e le piante, appesantendo la terra di enormi città, nascondendo l'erba sotto distese d'asfalto e di cemento, inquinando il mare e avvelenando persino l'aria.
Dopodiché, o perché fosse soddisfatto del risultato, o - più probabilmente - perché il proprio pianeta gli sembrasse ormai inabitabile, partì all'attacco di altri mondi. E lì, continuando a moltiplicarsi senza freno, ricominciò coi suoi soliti sistemi a "domare la natura".
Ora, la natura è vecchia, e lenta, e paziente; ma alla fine, inevitabilmente, si stancò del presuntuoso mollusco e delle sue imprese. E così venne il giorno in cui un grande pianeta, sentendosi pungere la pelle, s'irritò contro il mollusco e lo respinse, lo scrollò via, lo sputò fuori.
Quel giorno, il mollusco sapiente comprese con meraviglia di aver vissuto la sua breve vita all'ombra tollerante di forze a lui del tutto ignote; e cominciò anche a capire - ma forse troppo tardi - che la sua sopravvivenza o la sua estinzione non avevano per l'Universo la minima importanza...»
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