Che tristezza, che spettacolo, che voglia di girarsi dall'altra parte, e ancora... che voglia di tuffarsi in qualcosa di elevato culturalmente, almeno un po'... di uscire da questa miseria intellettuale, da questo avvilimento infinito.
Vorrei risvegliarmi ad "agonia finita", e dormirei volentieri fino ad allora se non avessi paura di una catastrofe imminente da fronteggiare ad occhi bene aperti.
Di cosa sto parlando? Ma del panorama politico-culturale-intellettuale italiano offerto dall'attuale "banda" che ci governa!
Perché, come felicemente si è inventato l'altro giorno mio marito, «fatti non fummo a viver come bruchi, ma per diventar farfalle».
Non mi conforta il fatto che questo sentimento sia provato da molti: invito a leggere quel che scrive J.Marías, che ha riportato dalla sua recente visita in Italia (paese che ama molto, nonostante tutto) la sensazione di un dilagante diffuso disperarsi mai riscontrato prima :"nunca había percibido, en mis visitas a ese país, un grado de desesperación semejante".
Spero solo che noi che eravamo in piazza il 13 febbraio non smettiamo di indignarci!
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