Tempo di fine vacanza e la mente va a quei luoghi in cui per tanto tempo, in passato, ho trascorso le mie ferie: posti ormai abbastanza lontani da poter essere oggetto di nostalgia.
Ce n'è uno, in particolare, che spesso affiora con la sua carica di fascino (per me) ma anche di inquietudine; è un'insenatura nella costa che da Lussinpiccolo va verso la fine dell'isola, ci si arriva percorrendo una lunga strada che costeggia il mare e che per lunghi tratti diventa un sentiero; là ci sono le agavi in fiore (e dunque appena prima di morire, a quanto mi hanno detto), piante enormi, che mi hanno sempre provocato stupore misto a vaga paura.
A questo spettacolo è associata una delle mie poesie che preferisco (è lecito, vero, che ad un autore piaccia, almeno in parte, quello che scrive?).
Tra parentesi
Attira
inquieta
laddove muoiono le agavi -
non vorrei là
le mie ceneri,
o voi che restate -
attira
inquieta
quel passo
in linea col mare
(eppure là guardano i miei occhi)
(eppure là si deposita un desiderio occulto)
inquieta
il sovrastare di quei fiori
giganti
ritagliati nell'arco del cielo
piccoli noi davanti -
divinità aliene
(o antiche e dimenticate)
agavi straniere
venute da mondi ostili
(o non umani)
messaggeri
di parole diverse
(eppure vorrei ascoltare quel suono arcano).
settembre 2009
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