sabato 2 giugno 2012

Meditazioni sulla bicicletta (complemento di luogo) e sulla morte (complemento di argomento)


Nel senso che, quando corro in bicicletta, mi perdo in riflessioni di vario tipo. Ed ora che l'età avanza e non sono più giovane, è abbastanza normale che mi venga in  mente la morte. Qualcuno dirà: che allegria!
Ma io credo che non sia poi così lugubre la faccenda, per il semplice motivo che la propria morte per chi la pensa non esiste; una volta che uno è morto, la cosa finisce lì, non c'è altro che il nulla, e dunque nessuna sofferenza più, nessun ricordo, né bello nè brutto.
Dovremmo tutti pensare alla propria dipartita con una certa serenità.
La morte degli altri è per noi dolorosa, perché si soffre dell'assenza di chi non c'è più, ma la propria... non esiste.
Così il principe Fabrizio Salina, nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo, che non a caso inizia con il verso dell'Ave Maria "Nunc et in hora mortis nostrae. Amen", medita: «Come sempre la considerazione della propria morte lo rasserenava tanto quanto lo aveva turbato quella della morte degli altri; forse perché, stringi stringi, la sua morte era in primo luogo quella di tutto il mondo?».
Perfetto.
E comunque, pedala pedala... ma sarà meglio pensare alla strada e non distrarsi, perché, d'accordo, la mia morte può anche non addolorarmi, ma non è un buon motivo per affrettarla.

venerdì 27 aprile 2012

A cosa serve un blog ?


A cosa serve un blog? Ovvio, per comunicare qualcosa. Funzione questa che ha un senso se c'é un pubblico di lettori; considerato il fatto che i miei lettori sono in numero molto limitato (meno delle dita di una mano), mi trovo nella necessità di trovare per il mio personale blog una qualche altra giustificazione.
All'inizio ci mettevo annotazioni di libri, film, spettacoli, mostre, per conservarne memoria (non per i posteri, ma per me stessa: la vecchiaia avanza e la memoria ne risente), ma ora tengo un altro blog dedicato solo a questo:
http://www.leparoletranoileggere.it/ 
(senza contare la mia libreria su Anobii: http://www.anobii.com/fatima48/books).
 A questo punto penso che userò lo spazio come un blocco di appunti, molto utile se considero il fatto che appunti cartacei presi negli anni per realizzare progetti sono andati perduti, dispersi, cancellati... e la memoria, ahimé, non aiuta.
Allora questo sarà, blocco di appunti, che mi serviranno per alcuni libri (libri veri,  materiali e non virtuali) che intendo comporre:
  • uno di foto di famiglia e ricordi relativi, ad uso privato, come storia da lasciare a figlie e nipoti - ammesso che interessi loro, comunque lo farò in ogni caso ; 
  • uno di citazioni da libri con un mio commento, quando ne avrò abbastanza; 
  • un altro di spiegazione dei quadri, se mi ricorderò qualcosa di quello che mi è passato per la mente quando li ho dipinti. 

Perché metto tutto ciò per iscritto? Lapalissiano, per ricordarmi dei miei progetti, visto che pure quelli me li dimentico. Ah, la vecchiaia... Per fortuna ci sono queste moderne diavolerie ad aiutarmi.

lunedì 2 aprile 2012

Indovina indovinello

«-Loro, proprio loro, - canticchiò il lungo personaggio a quadretti con voce da caprone, parlando di Stëpa al plurale.- Del resto, in questi ultimi tempi, hanno fatto porcherie spaventose. Si sbronzano, allacciano relazioni con donne approfittando della propria posizione, non fanno un accidente, e non fanno niente per il semplice motivo che non capiscono niente del lavoro che è stato loro affidato. Danno ad intendere lucciole per lanterne ai loro superiori!
-Usano senza una ragione le automobili dell'ufficio,- spiattellò il gatto, masticando un fungo.»

Indovina, indovinello: di chi si parla? di quale paese ? di che tempo?
Qualcuno potrebbe dire: Facile, sono i nostri attuali amministratori pubblici, che ci hanno portato, con l'aiuto di gran parte della classe politica, al ragguardevole traguardo di Stato tra i più corrotti in Europa (e forse al mondo).

E invece no. La citazione è tratta da "Il maestro e Margherita", di Bulgakov, l'epoca è quella contemporanea allo scrittore (cioé tra il 1928 e il 1940, periodo in cui ha scritto il romanzo) e il luogo è l'U.R.S.S., già, proprio l'Unione Sovietica.
Chi avrebbe mai detto che siamo così simili alla tanto vituperata burocrazia della dittatura staliniana?

giovedì 22 marzo 2012

Futuro prossimo o già presente?


Ho sempre pensato che un buon romanzo, a volte, fa capire la realtà e quel che ci aspetta nel futuro più di qualsiasi saggio.
Questa volta pesco da un giallo finlandese, "Il guaritore" di Antti Tuomainen:
http://www.leparoletranoileggere.it/2012/03/21/il-guaritore/#more-370
la vicenda si svolge a Helsinki, invasa da piogge e inondazioni continue a causa del cambiamento climatico, protagonista è uno scrittore che cerca la moglie giornalista scomparsa mentre faceva ricerche su un "terrorista ecologico".
Eccoci a una delle tante considerazioni: «... la consapevolezza della gravità dei cambiamenti climatici aveva unito per breve tempo le persone, spianando la strada a un gran numero di nobili associazioni, organizzazioni e partiti carichi di buone intenzioni. ... La battaglia l'avevano vinta i privilegi delle grandi aziende, o per meglio dire di quelle poche migliaia di persone già prima straricche, che ancora si mascheravano dietro la crescita economica per il bene comune. (mi suona piuttosto familiare) Il ritorno alle passate abitudini era stato agevolato dalla volontà della popolazione, già stufa di consumare meno e delle momentanee privazioni quotidiane, di vivere esattamente come prima: in modo egoistico, avido e irresponsabile, proprio come le era sempre stato insegnato a fare. E così il bene comune e la lungimiranza erano stati ancora una volta schiacciati da case unifamiliari sempre più grandi, automobili sempre più nuove, televisori al plasma sempre più larghi, arredamenti da cambiare a seconda delle stagioni, e poi stereo, decoder, tostapane, miscelatori, depuratori, monitor e naturalmente abbigliamento da rinnovare di settimana in settimana.»
Fantascienza?

martedì 21 febbraio 2012

Il buon tempo antico

Narra la tradizione che Servio Tullio dividesse il popolo romano in classi: «Divise il popolo in classes, in gruppi, in base alla fortuna, il patrimonio, e alla dignitas, l'autorità personale fondata sul prestigio, sulle cariche civili o religiose coperte, sulla pubblica stima».
E fin qui (a parte la pubblica stima) non siamo andati molto avanti - per la pubblica stima siamo andati indietro.
Il bello viene dopo: «Le prime classi avevano maggiori doveri, in termini di tributi e di spese per armarsi in caso di guerra, le ultime dovevano molto meno, armature meno costose, minori tasse». Capito, Monti? Se proprio dobbiamo avere un governo conservatore, conserviamo la tradizione degli antenati... Indietro di 2500 anni dovrebbe essere sufficiente...
E una noticina per i nostri parlamentari: «Il sistema elaborato da Servio permetteva di individuare i cittadini migliori: occorreva essere riconosciuti pubblicamente uomini meritevoli dei ranghi più alti, mostrare agli occhi di tutti azioni degne di lode. Sul costume dei cittadini per altro vegliava la pubblica fama, quello che "gli altri" dicevano di ciascuno (oggi diremmo "controllo democratico"?), e se un cittadino infrangeva i costumi o violava le leggi poteva subire un declassamento. Essere i "primi", i migliori, dipendeva certo dalla familia in cui si nasceva, ma mostrarsi degni dei propri antenati e della stima di tutti richiedeva una grande fatica».
E non era poi una società tanto chiusa: «D'altra parte il sistema permetteva a ciascun cittadino di migliorare la sua posizione...».

(tutte le citazioni sono tratte da: Licia Ferro, Maria Monteleone, Miti romani, Einaudi 2010)

Qualcuno dirà: che c'entrano le narrazioni favolose sui sette re di Roma con noi? Niente, per carità...ma mi sembrava un giochino divertente (e amaro).

lunedì 20 febbraio 2012

Parole e immagini: Mare omnium

Il titolo del quadro è Mare omnium.
Rappresenta la foce di quattro fiumi europei: l'Ebro, il Rodano, il Po e il Vardar (Axiós in Grecia). Si gettano nel Mar Mediterraneo, il Mare nostrum che diventa così Mare omnium (a dir la verità, con un lapsus imperdonabile che rivela come sia intrisa di pregiudizi eurocentristi, non ho inserito il Nilo).
Comunque ormai è fatta.

La tecnica usata è quella del papier découpé; lungo il tracciato dei fiumi scorre il testo di una poesia, in spagnolo, in francese, in italiano e in greco.

Perché questi versi sono disposti lungo le rive dei fiumi?
La risposta è nei versi stessi.



ELOGIO DELLA PAZIENZA


Noi segnati da passione
contiamo le gocce dei ruscelli
seduti sulla riva
ad aspettare
l'opacità che cala
sui vividi colori dei sassi - liquidi frammenti


e depone
la fine dell'attesa
sul ciglio erboso.


Perché stranieri guardiamo
da lontananze astrali
gli occhi vuoti
di chi stringe solo smarrimento
e non conosce
i segni della sera.



(ho scritto questa poesia il 14 marzo 1988; l'ho tradotta in spagnolo, francese e greco moderno nel 2007, quando ho prodotto il quadro).

venerdì 3 febbraio 2012

Parole e immagini: Luna di mare

Mi è sempre piaciuto accostare le parole alle immagini. Il processo può andare nei due versi: dalle parole alle immagini, o viceversa; così una poesia mi fa venire in mente un quadro, oppure un quadro mi suggerisce parole...

In questo caso nasce prima la poesia (è datata 20 marzo 1990), molto più tardi (nel 2009), da quel mio silenzio, è nato "Luna di mare", che rompe il blu della notte con una luna-conchiglia di alluminio.


Inquietudine
sotterranea
silente di sospiri nascosti e
sorgente assorta.

Quando di sera
scivolano
solitari sguardi
sul viale ad aspettare
chi tarda.