In occasione della mostra su Giorgione ho letto molti interessanti scritti, specifici e non; ho trovato affascinante l'analisi, inserita in un contesto generale sulla pittura, svolta da Flavio Caroli che nel suo libro Il volto e l'anima della natura sottolinea come la luce "attimale" del fulmine diventi l'inizio di un percorso verso quella quotidianità che pervade la pittura moderna: "C'è la luce attimale del fulmine che istantaneamente - appunto - acceca il mondo. Attenzione: anche questo passaggio, per l'arte, è risolutivo. Qui comincia un ulteriore viaggio della pittura occidentale moderna, che si muoverà sempre più dalla assolutezza verso la quotidianità (e sempre più verso una «attimalità» della visione) perché la tensione verso la verità quotidiana appartiene al destino dell'espressione occidentale."
Il libro di Caroli è una lettura stimolante, così come è stato piacevole ascoltarlo da Fazio, e la sua nota su Giorgione sa condensare in una parola - attimalità - un itinerario complesso.
A proposito della mostra: ho sentito la mancanza di alcune opere chiave come I tre filosofi e Laura; posso capire che Vienna non li abbia concessi a Castelfranco; non posso invece capire - o forse mi mancano elementi di giudizio - perché un'altra opera importante come La Vecchia non abbia affrontato il breve viaggio da Venezia.
Spunto interessante, quasi quasi mi dispiace non aver visto la mostra, anche se ho sentito che gli spazi erano piuttosto angusti.
RispondiEliminaIn effetti era tutto un po' stretto, considerando anche l'affollamento, ma temo sia il destino di molti eventi come questo.
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